Relazione BES 2023
Ad Aprile 2023, l’Istat, ha presentato la decima edizione del Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (BES). Quando parliamo di BES, nello specifico, parliamo di un insieme di indicatori che hanno lo scopo di valutare il progresso della società, non solo dal punto di vista economico, ma anche sotto l’aspetto sociale ed ambientale. Dal 2018, infatti, gli indicatori BES, sono stati inclusi tra gli strumenti di programmazione e valutazione della politica economica nazionale.
Con questa relazione viene illustrato un quadro integrato dei principali fenomeni economici, sociali ed ambientali che hanno caratterizzano il nostro paese nei vari anni, attraverso l’analisi di una serie di indicatori suddivisi in 12 domini.
Nel dettaglio, il rapporto analizza l’andamento degli indicatori fino al 2021, sulla base dei dati Istat disponibili al 3 febbraio 2023, e fornisce per nove di essi, la stima per il 2022 e la previsione nel periodo 2022/2025 sulla base del più recente quadro macroeconomico. Le 12 aree in cui è articolato sono: salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, innovazione, ricerca e creatività, qualità dei servizi.
I dati più recenti, che consentono di effettuare confronti con il 2019, mostrano che in 58 indicatori di benessere, in oltre la metà, si registra un miglioramento nell’ultimo anno disponibile, rispetto al livello del 2019, un terzo si trova su un livello peggiore rispetto al 2019, mentre il restante 13,8% degli indicatori si mantengono stabili su livelli pre-pandemici.
I progressi sono più diffusi nei domini sicurezza, qualità dei servizi e lavoro, conciliazione dei tempi di vita (oltre il 72% degli indicatori migliora rispetto al 2019). Seguono i domini Politica, istituzioni ed innovazione, ricerca e creatività con due terzi degli indicatori in miglioramento.
In primo luogo, si evidenzia che, nel 2020, l’Italia, è tra i paesi con maggior numero di morti per abitanti (1.236 decessi per 100mila abitanti, rispetto alla media europea di 1.161 decessi). Questo dipende anche dal fatto che l’Italia è il paese più vecchio d’Europa ed ha sofferto molto, in particolare durante la prima ondata della pandemia, mentre la seconda ondata ha colpito maggiormente i paesi dell’est Europa.
Tra i domini che presentano un andamento complessivamente più critico, negli ultimi tre anni, con la maggior parte degli indicatori in peggioramento, troviamo relazioni sociali, benessere soggettivo, istruzione e formazione e benessere economico. In una situazione intermedia si trovano i domini salute ed ambiente: nel primo, circa il 36% degli indicatori, è rimasto stabile, una quota analoga di indicatori è migliorata, ma oltre un quarto si trova su livelli peggiori rispetto al 2019; nel secondo, la percentuale di indicatori rimasti stabili resta consistente (circa il 31%), ma oltre la metà è in miglioramento rispetto al periodo pre-pandemico. Anche il dominio Paesaggio e patrimonio culturale presenta un mix di andamenti, con quote equivalenti di indicatori che migliorano e che peggiorano (circa il 43%). L’Istat rileva poi che, sempre in riferimento alla Salute, i dati riferiti gli adulti sono quelli con l’andamento peggiore (cinque indicatori su sei registrano un peggioramento) ed è elemento di vulnerabilità anche tra i giovani tra i 14 ed i 24 anni, con la metà degli indicatori che peggiorano.
Volendo valutare nel dettaglio alcuni dati riferiti alla salute, troviamo l’eccesso di mortalità connesso alla diffusione della pandemia, che ha comportato, nel 2020, una riduzione della speranza di vita alla nascita di oltre un anno di vita (82,1 anni rispetto agli 83,2 del 2019), solo parzialmente recuperata nel 2021 (82,5 anni) e nel 2022 (82,6).L’analisi territoriale mette in evidenza come, nel 2022, nessuna regione sia tornata ai livelli di vita media attesa del 2019; soltanto alcune regioni hanno, in buona parte, recuperato gli anni di vita persi durante il biennio di pandemia. Complessivamente, le variazioni nella speranza di vita registrate tra il 2020 ed il 2022, modificano di poco la geografia della vita media attesa, consolidando le ben note disuguaglianze territoriali che vedono la Campania con la più bassa speranza di vita alla nascita (80,9 anni), quasi tre anni in meno rispetto a Trento (84,0 anni).
Nel 2022, la speranza di vita in buona salute si stima a 60,1 anni. L’andamento di questo indicatore ha segnato un punto di rottura, dopo la pandemia, per gli opposti andamenti delle due componenti dell’indicatore (speranza di vita e prevalenza della buona salute percepita), facendo registrare sia nel 2020 che nel 2021 valori superiori rispetto al 2019 (era pari a 58,6 anni). L’andamento è dovuto al picco di aumento della quota di persone che aveva valutato positivamente le proprie condizioni di salute nel contesto della pandemia. Permane il divario di genere a vantaggio degli uomini, con oltre due anni di differenza (61,2 e 59,1 rispettivamente per uomini e donne).
Nel 2022, l’indice di salute mentale risulta pari a 69,0, in leggero miglioramento sia rispetto al 2021 sia rispetto al 2019 (68,4 in entrambi gli anni). L’analisi per età mette in luce, tuttavia, il forte contraccolpo in termini di benessere psicologico subito, negli ultimi due anni, dai più giovani, specialmente dalle ragazze, tra le quali l’indicatore si mantiene su valori peggiori rispetto al periodo pre-Covid, sia nella fascia di età 14-19 anni sia, in maniera ancora più critica, in quella 20-24.
Tra gli indicatori di mortalità per causa si evidenzia, nel 2020, un peggioramento di quello relativo alla mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso nella popolazione anziana (passato da 34,0 per 10mila abitanti del 2019 a 35,7 del 2020), confermando il trend in negativo già registrato negli anni precedenti. Si osserva, inoltre, l’arresto del progressivo miglioramento osservato fino al 2019 dell’indicatore di mortalità evitabile (era pari a 15,5 per 10mila residenti nel 2019 e si attesta a 16,5 nel 2020).
Nel 2022, è pari al 36,3% la quota di persone sedentarie, che dichiarano di non svolgere né sport né attività fisica nel tempo libero. L’indicatore mostra un significativo peggioramento rispetto al 2021 (quando il dato era pari al 32,5%) e si riallinea, invece, ai livelli registrati nel biennio pre-pandemico 2018-2019.
L’eccesso di peso tra la popolazione adulta, in crescita nel 2020 (quando era pari a 45,9%), si riallinea sia nel 2021 che nel 2022 ai livelli pre-pandemia (con valori rispettivamente pari a 44,4 e 44,5%). La componente dell’indicatore relativa all’obesità rimane tuttavia in aumento nel lungo periodo.
Nel 2022, è pari al 16,8% la quota di popolazione di tre anni e più che ha consumato giornalmente almeno quattro porzioni di frutta e/o verdura, in continua diminuzione negli ultimi anni (sfiorava il 20% nel periodo 2015-2018).
Nel 2022, è pari al 20,2% la quota di fumatori di 14 anni e più, in aumento rispetto al 2019 (18,7%). L’abitudine al fumo è più diffusa tra gli uomini rispetto alle donne (24,2% contro 16,3%). Nel tempo, l’aumento del numero di donne fumatrici determina una riduzione di tale distanza (era pari a 11,2 punti percentuali nel 2010 e arriva a 7,9 punti percentuali nel 2022). Gli incrementi osservati tra il 2021 ed il 2022 hanno però riguardato essenzialmente gli uomini (+1,1 punti percentuali rispetto a +0,3 delle donne), torna dunque ad ampliarsi il gap di genere.
L’abitudine al consumo a rischio di bevande alcoliche ha interessato nel 2022 il 15,5% della popolazione di 14 anni e più. Ritorna così al livello del 2019 (quando era pari al 15,8%), dopo l’aumento di circa 1 punto percentuale registrato tra il 2019 ed il 2020 e la successiva diminuzione nel 2021 (-2 punti percentuali).
L’aumento nella quota dei consumatori a rischio, osservato nel 2022, ha riguardato esclusivamente l’incremento dell’abitudine al binge drinking cresciuta soprattutto tra i ragazzi e gli adulti di 14-44 anni (dal 10,4% del 2021 all’11,7% del 2022).